Il DJ: un po’ di storia
Il termine deejay venne coniato in America negli anni ’60 (Disc Jockey, letteralmente “fantino dei dischi”).
La figura del Disc Jockey, più comunemente chiamato DJ, ha origini risalenti al secondo dopoguerra (2° conflitto mondiale), quando vennero introdotte delle macchine amplificate elettricamente che sostituirono (strada facendo) i presidi acustici quali i grammofoni. Questa condizione portò ad uno sviluppo di quello che era la diffusione sonora e grazie agli amplificatori, il suono poteva distribuirsi con casse acustiche che aumentavano la potenza di distribuzione e potevano coprire, acusticamente parlando, ambienti più ampi.
Le feste che ricorrevano sempre più numerose grazie a questa tecnologia senza necessariamente una band, soprattutto negli Stati Uniti, avevano la funzione della socializzazione.
Tuttavia divenne indispensabile la presenza di una persona che fosse atta alla selezione musicale, in quanto la durata dei vari dischi era comunque limitata e se si voleva una progressione avanzata, era quindi indispensabile la presenza di qualcuno che sostituisse i vinili, cioè il Disc Jockey.
Secondo altri la nascita del DJ coincide con i primi esperti di radiofonia, quando i pionieri delle trasmissioni radio collegavano dei giradischi a dei trasmettitori. Naturalmente era necessario che qualcuno selezionasse tali dischi, cioè del DJ.
Storicamente si racconta che il primo vero mixaggio avvenne in una chiesa sconsacrata frequentata da gay a New York. Il DJ modificò dei piatti a trazione a cinghia inserendoci il controllo della velocità (pitch control). I primi due dischi mixati furono un pezzo di Manu Dibango e uno dei Led Zeppelin.
Anni ’70: l’evoluzione del deejay e della sua musica
Con l’avvento della Saturday Night Fever e la disco music, negli anni ’70, il DJ acquisì sempre più prestigio.
Alla fine degli anni ’70, nacque nei ghetti della Big Apple un’altra interpretazione dell’arte del DJing: la cultura Hip Hop. Questa complessa arte perfezionò le tecniche di mixaggio con due piatti. Nel corso del tempo, si sviluppa fino a far diventare il giradischi uno strumento musicale, capace di produrre dei suoni con il movimento manuale ripetuto del disco (il cosiddetto “graffio” della puntina o scratch).
Furono sempre gli americani gli inventori del movimento del filone House Music, in tutta le sue odierne sfaccettature, dalla Tech all’EDM, dalla commerciale alla deep.
Il deejay al giorno d’oggi
Oggigiorno la figura del DJ è rappresentata da un intrattenitore che si occupa della musica trasmessa in un ambiente durante determinati eventi (matrimoni, compleanni, lauree, eventi aziendali, eventi di moda), molto spesso una discoteca o club, selezionando (a seconda dei gusti del pubblico, delle occasioni) generi musicali attraverso un impianto di amplificazione (casse) al quale è collegata la console, grazie alla quale, con la tecnica del mikaggio è possibile unire più tracce provenienti da diversi supporti di suono (es. vinili, cd, chiavette Usb, personal computer), in modo da ottenere un unico flusso musicale.
Un DJ, può decidere di incidere un disco contenente i suoi live musicali, i suoi mixaggi ed eventualmente le sue produzioni. In questo caso, il DJ viene chiamato anche producer o produttore.
Negli ultimi 10 anni è da segnalare un notevole incremento del numero di DJ più o meno competenti. Tale sviluppo è stato favorito da vari fattori:
- I prezzi sul mercato per DJ (ridotti rispetto ad anni fa)
- L’avvento del digitale
- La pirateria discografica
- I più sofisticati lettori cd (che facilitano molto il lavoro di DJ rispetto agli anni passati)